Cucchiaio – Cuc|chià|io

Derivato da “Cugghia“, sostantivo di origine picena, popolazione che usava chiamare con il termine “cugghia” sia una qualsiasi attività della giornata che comportasse anche la minima fatica, sia l’estremità del prepuzio, ma molto spesso le due cose coincidevano.

Questa particolare attitudine generò ben presto una grande, nonché varia, quantità di modi di dire, tra cui si distingue in particolar modo “cugghiaio“, con cui veniva indicata l’azione di spostare oggetti di piccole dimensioni con la cappella.
Nelle “cronocugghie“, cronache picene dell’anziano mugnaio Zé lu p’llare, viene riportato che la popolazione Picena, nel 239 A.C. dopo essersi alleati con i Romani contro l’alleanza costituita da Etruschi, Galli ed Umbri in una delle più sanguinose battaglie dell’epoca (coniando, dopo la vittoria, la famosa “in hoc cugghia vince) iniziò ad usare il termine “Cugghiaio” per definire non più l’atto di spostare piccoli oggetti, ma bensì il piccolo recipiente dove venivano conservati. Da questo momento in poi, il termine acquisirà sempre “più cugghia” (acquisire importanza) fino a cugghiarsi, nella cugghia del moderno cucchiaio, inizialmente molto a cugghia, poi sempre meno cugghia e più “a cucchia“. Fino ad arrivare all’attuale cucchiaio che prima del cugghio, poi no.

Cugghiaio

La leggenda vuole che i Piceni si siano insediati nella zona di territorio dell’attuale Marche (da cui la regione prende anche il simbolo) seguendo un Picchio verde, chiamato “Il Cugghio“. Da questo episodio nasce il famoso detto “Ti cugghio!” (Ti Picchio!). Vengono poi riportati, sempre dal vecchio , altri modi di dire, cresciuti paralleli all’evoluzione di “cugghiaio” come “avere la testa a cugghia” che indicava una persona con scarsa attitudine ai colpi di testa, oppure il ben più noto “Tu, cugghia!” usato con gran veemenza quando si trattava di emarginare in modo definitivo da una qualsiasi attività un loro compagno. Senza contare i famossissimi “cugghio ergo sum” usato da tutti i ragazzi con la cugghia grossa, o il più raro e lirico “cugghia ergo sum” più usato dalle ragazze senza molta cugghia.

In epoca moderna, troviamo vari personaggi di spicco che hanno riscoperto il piacere della cugghia tra cui non possiamo non citare l’avvenente Jenna Jameson, moderna scrittrice del libro “Ti cugghio un po’“, bestseller tradotto in 12 lingue e 14 cugghie, seguito dal meno noto “L’amore ai tempi della cugghia” e il noto Frank Zappa che, scopertosi un discendente diretto di Zé da parte di madre, scrisse la famosa canzone “Tengo ‘na cugghia tanta!“, che porto il termine cugghia a fama mondiale.

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