Derivato dalla poco nota novella del Boccaccio “Cuccurellino attratto dalle lusinghe fè cagion del mal suo“, in cui l’ingenuo Cuccurellino, giovane bracciante di Magliano in Toscana, decide di intraprendere un lungo viaggio verso Firenze, allo scopo di diventare finalmente un uomo.
Attraverso varie vicissitudini oramai ricordate come aneddotica a parte (Ricordiamo “incontro della rana con la coda“, e “Prigionia coatta col brigante Svinchiaguarra“) Cuccurellino giunge infine a Firenze, dove si aspetta di compiere l’atto decisivo della sua formazione.
Aggirandosi per la città in cerca del Bordello descrittogli dal nonno in punto di morte; il giovane nota una lunga coda di uomini in trepidante attesa e fiducioso vi si aggrega, tentando di scambiare convenevoli con gli astanti, la cui riluttanza nel rispondere, non fa altro che confermare a Cuccurellino che si trova nel luogo giusto.
Dopo lunghe ore di attesa, nonostante la pioggia battente e i continui scherzi dei monelli, il giovane Cuccurellino giunge alla tanto ambita meta, solo per vedere un nerboruto fattore uscire sollevandosi i calzoni da una rozza porta di legno con vergata la scritta “Cacatoio“.
L’amara scoperta
Informandosi sulla reale funzione del deludente edificio il giovane ingenuo si sente rispondere in maniera assai poco cortese “Ehh qui vo a Cahare!“(da cui, per elisione, il risorgimentale Equivocare); sentendosi distruggere così brutalmente l’illusione, a Cuccurellino non resta altra possibilità che allontanarsi mesto e lasciare la città a capo chino per non farvi più ritorno.
La novella non ci dice quale sia stata la sua sorte, alcune fonti apocrife tuttavia (tra cui la discussa opera del Minghionanti) sostengono che non abbia retto alla vergogna e abbia concluso la sua esistenza appendendosi a un pioppo nell’immediata periferia fiorentina.