Neologismo composto risalente ai tardi anni ’90: dall’originale latinismo trans-Senna (lett. “attraversatore di piloti Brasiliani“) coniato sotto la doccia dall’opinionista Paolo del Debbio, raggiunse il grande pubblico con il più generale significato di “piantone dello sterzo perniciosamente oftalmologico“.
Il significato del termine si ampliò ulteriormente dopo gli eventi del Roskilde festival nell’estate 2000, diventando il successivo “generica struttura di acciaio tendenzialmente nociva” la cui diffusione è dovuta soprattutto all’opera di arricchimento culturale di alcune associazioni giovanili caratterizzate dal viscerale amore per la lingua italiana e dalla tendenza a non accettare rifiuti.
Proprio durante uno dei loro ultimi summit, l’Unione Linguistico-Transitoria “Rifacciamoci Alla Storia” ha imposto con forza l’utilizzo della transenna, come utile strumento di comunione fraterna tra sconosciuti di ogni età, ispirandosi a quanto accaduto in occasione del famosa kermesse genovese della società filologica mondiale; in cui è stato ampiamente dimostrato come la transenna sia uno strumento fondamentale per ridurre le differenze culturali a nulla più che una macchia sull’asfalto.
Ed è proprio grazie a questo utilizzo massiccio da parte delle forze dell’ordine della transenna come strumento ecdotico, che il termine ha potuto godere di un definitivo sdoganamento culturale; dando vita tanto a neologismi (ne è un esempio il famoso transenna-mento, che il fulgido del Debbio definisce come “Movimento atto ad appianare le divergenze o, quantomeno, i connotati” ) quanto alle moderne strutture metalliche usa e getta.